Se non ho dormito per tutta la durata del film, sappiate che l’ho fatto per voi.

Perché poteste evitarvi 8 euri di biglietto del cinema e spenderli per una messa in piega dai cinesi.
Il film dell’anno, tratto del libro che ha fatto bagnare metà popolazione femminile è nelle sale.
Per le temeraria che hanno avuto il corteggio di guardare negli occhi le amiche e dire: No, quella porcheria non l’ho letta, con conseguenti sguardi compassionevoli che si riservano alle gattare che non vedono pisello da due lustri, riassumo così, il capolavoro cartaceo di E.L. James e l’altrettanto capolavoro su pellicola di Sam Taylor-Johnson.
C’erano una volta una sciacquetta e un demente.
Lei, Anastasia, con sciapo look anni 90, lui Christian, monoespressivo che manco Scamarcio.
Potrei finirla qua, nel senso che non c’è molto altro.
Ma andiamo avanti.
La favola moderna comincia con la sciacquetta che intervista il miliardario monoespressivo, (la cui ricchezza non è chiaro se provenga dallo spaccio di eroina, da immobili, o da presentazioni in casa stile La ragazza con la valigia rossa), ricchissimo, giovane e bello. Insomma. Cinque minuti per capire che la trama ha la stessa veridicità di Biancaneve e del tappeto volante di Aladdin messi insieme.
Lei goffa, inciampa in continuazione, simpatica come un ceppo di Ebola sconosciuto che ti si presenta il giorno di Natale, passa 90 minuti a succhiarsi il labbro.
Già alla seconda inquadratura qualcuno avrebbe dovuto consigliarle un bravo psicoterapeuta, fatto sta che a lasciare in pace sto labbro, proprio non ci pensa. E succhia, e succhia, e si ferisce, e si strappa le pellicine al limite del rivoltante. Roba che se una di noi replicasse sta scena davanti ad uno sconosciuto, quello si assenterebbe per andare a comprare le sigarette senza tornare mai più.
Invece al monoespressivo questo gesto fa tanto sesso, talmente tanto che imita espressioni facciali come se avesse un cobra nei pantaloni che non riesce a domare.
(Mi dicono goliardicamente che per Basic Instinct fossero indecisi se far accavallare la gambe a Sharon Stone, o procurarle una forchetta per fare a pezzi e mangiarsi il suo labbro inferiore. Fortunatamente lei scelse di smutandarsi).
Il capolavoro di comicità ha la sua apoteosi quando la sciaquetta si dichiara vergine e il monoespressione le confessa che lui Non fa l’amore, scopa duro e che quindi non le rimangono che due possibilità: o farsi battezzare dal dio del sadomaso, o mantenere sano e salvo il suo imene inesperto. 
A tutte le vergini del mondo sarà capitato di farlo per la prima volta con uno che è indeciso se incaprettarti o mandarti affanculo. Ma la sciaquetta, che ha aspettato un casino di anni il grande amore, decide che vada per l’incaprettamento.
E già qui, la donna media amante del trash, dovrebbe avere un barlume di lucidità per capire che forse, ma dico forse, la stanno prendendo per il culo.
La sciaquetta nel frattempo, vittima della sindrome da crocerossina, decide di legarsi sentimentalmente e non solo metaforicamente al suo aguzzino, che le mostra senza troppi imbarazzi il minibar e la sala delle torture. Non necessariamente in quest’ordine.
E lei, come ogni vergine maggiorenne che si rispetti, si spoglia senza il minimo imbarazzo e fa uscire il suo lato Moana in 5 secondi netti. Lui la frusta e lei muggisce, lui la appende come un salame e lei nitrisce, lui la penetra e lei orgasma.
Eccerto.
Solo a noi povere stronze ci vogliono almeno tre partner per capire effettivamente dove sia il punto G., e almeno 2 anni per riconoscere un pene decente da un pene demotivato.
Ma la nostra sciaquetta ha donato le sue chiavi del paradiso all’uomo giusto. Che riassumendo è anche ricco, bello e bravo a letto. Ci mancava che le dicesse Posso far avverare tre desideri, e il colossal Disney era belleppronto.
Ma non finisce qui. Eh no. Perché mica avrebbe avuto tutto sto successo se fosse terminato con un E vissero felici, contenti ed escoriati. 
L’autrice infatti ha pensato bene di metterci anche la parte tenera. Che in questo contesto si sposa bene come Sei stata mollata e Buon compleanno nella stessa frase.
Il monoespressivo emotivamente non disponibile, anafettivo, edonista e narciso, che dopo un mese di romantici Ti lego, Ti scopo, Ti faccio dimenticare di avere una dignità, cambia per lei.
Cambia per lei.
CAMBIA PER LEI.
Un mutamento che non avevamo più visto dai tempi di Pinocchio.
E così lui, l’uomo con più cambiamenti umorali di una donna in pre-mestruo, le giura amore eterno, le fa firmare un contratto post sessuale, continua a frustrarla come un ciuco, ma si vota alla monogamia. Capirete la soddisfazione della sciaquetta.
Che non regge un chupito senza svenire, ma sopporta stoicamente la frusta sulla schiena.
Quindi.
Christian Grey non esiste. E se esistesse sarebbe un uomo orribile.
Anastasia Steele non esiste. E se esistesse nella vita farebbe l’attrice porno.
Questa trama non esiste. E se esistesse sarebbe un libretto di quarta categoria tramutato in un filmetto di ottava categoria.
Manco il cinepanettone ha così poche sfumature.