Pance. Pance ovunque. Pance a punta, pance tonde, pance che pare che abbiano ingoiato un pallone e pance da birra, che fanno molto bebè.
Facebook poi non aiuta. Pance allo specchio, in spiaggia, baciate dal sole e dal fidanzato, pance nate da una notte in un bar troppo affollato, pance rosa e pance azzurre. Pance, perdio. Pance.
E poi. Neonati che nascono, che dormono, che ruttano, che ridono, che sorridono, neonati vestiti in modo imbarazzante, neonati con mamme psicotiche che fanno sapere al mondo quante volte i pargoli pisciano, urlano e non dormono.
E poi, io.
Io che ho una pancia da quinto mese, ma manco un’ecografia.
Io che giocavo prima con le bambole, poi con i lego, e infine con gli uomini.
Io, che in questa miriade di famiglie che si uniscono, non capisco bene dove collocarmi nel mondo.
Io, costantemente in bilico tra formarmi come professionista, o come distributore automatico di bambini.
E’ l’orologio biologico, baby.
Quello che mi fa accarezzare la pancia quando ingurgito 2 litri di Coca Cola (non Light, ovviamente) e mi pare sempre che quello che oggettivamente è ciccia, o più politically correct un ventre curvy, in realtà si chiami Bianca.
Quello che mi ha fatto passare dal pensare che i bambini puzzino, sporchino e siano un impegno che no, grazie, meglio i party, a Guarda che bello quel bambino, che ciuccio carino.
E a differenza di ogni altra nostra fase psycho da pre mestru, questo cambio repentino d’opinione, con annessi ormoni da Pittbull, non dura solo 5 giorni.
Le mie amiche dicono che sì, anche loro, per cui io sto tranquilla.
Ci siamo trovate a spiazzare amici e parenti con frasi come Basta, quest’anno faccio un figlio e tutti di scatto a guardare il malcapitato che ha avuto l’onore di dividere il talamo con noi, lui con una faccia come a dire Giuro, non ne sapevo un cazzo. Non c’ero. Se c’ero dormivo. Se non dormivo ero con un’altra.
Noi che con lo sguardo lo prendiamo, lo massacriamo di botte e ancora vivo, lo seppelliamo in giardino.
Devi essere dalla mia parte!
Ma ho già acconsentito al cambio delle tende.
Ti sembra la stessa cosa?
Beh. Beh.
E unghie che scivolano su specchi troppo lucidi.
Mi dicono che verso i trent’anni capiti un po’ a tutte. L’orologio biologico che fino a due anni fa era un taciturno cucù che si faceva sentire circa una volta all’anno, ora è una compilation di granate scoppiate a un centimetro dal nostro orecchio.
E partono previsioni che manco Giuliacci sul dove e quando si inizierà a concepire, Perché il prossimo anno sono 30 e ho amiche che sono già al secondo figlio!
Previsioni da kamikaze incazzato alla E se poi TU non sei fertile?
Pensieri futuristici Meglio farlo adesso che poi le giunture delle ginocchia non saranno le stesse e vedrai che al nano non riuscirò più a stare dietro.
E il nostro lui smarrito in queste frasi, con in testa un milione di feedback di quando era giovane , spensierato, con l’unico scopo di sfasciarsi di Mojito e fighe a Ibiza.
E soprattutto sa che deve stare zitto, fare sì con la testina e non emettere un suono che implichi parole come Ma, Non So, Sei Sicura, Sono incerto, Ho solo trentasei anni! E se poi non mi ami più e altre minchiate del genere, pena lo staccamento della testa. La sua, ovviamente.
Fermiamoci. Respiriamo.
Non usciamo con mamme entusiaste che ci fanno sentire della adolescenti.
Non usciamo con delle adolescenti che ci fanno sembrare delle vecchie ammuffite.
Stiamo calme e concentriamoci sull’idea che prima o poi arriverà.
E’ arrivato uno che ci vuole per più di due notti di fila, arriverà anche un bebè che ci farà pensare amaramente a tutte le estati non vissute a Mikonos, a tutti i viaggi per il mondo che non faremo mai, a quelle notti in cui dormivamo per 12 ore di fila e a tutti i ragazzi con cui limonavamo selvaggiamente.
Bellissima e verissima!
Grazie!
Bellissima e verissima!
Grazie!
Cioè, praticamente stai dichiarando al mondo che hai fatto un figlio solo a causa delle pressioni socio-culturali del tuo ambiente? Perché il cosiddetto “orologio biologico” non è nient’altro che questo. Di “biologico” in realtà c’è ben poco.
Perché Arianna bella, prima di commentare non leggi con attenzione? Perchèèèè?? 🙂
Non ho mai fatto figli. E nel post non c’è scritto.
E no, l’orologio biologico è biologico perché non dipende dalla società. Quelle si chiamano pressioni esterne e sono altra cosa.
L’orologio biologico arriva, perché “ricorda” a una donna che, appunto biologicamente, è pronta per un figlio. Se il tuo non si è ancora svegliato non puoi capire.
Ci rivediamo tra un po’.
Se hai più di 30 anni invece, considerati fortunata.
A dire il vero non ero propriamente retorica, dal tuo scritto non sono riuscita a capire bene la tua posizione in merito.
La mia età corrisponde proprio a quella in cui tu ritieni che inizi questo “risveglio”, quindi non dirmi che non posso capire. Anzi, capisco fin troppo bene e appunto per questo mi batto sempre affinché “orologio biologico” ed altre cose ritenute “naturali” vengano considerate come quello che in realtà sono, ovvero costruzioni culturali stabilite in un dato momento storico da una determinata società umana, e che molto spesso si rivelano soltanto delle schiavitù mentali.
Il discorso credo che sia molto ampio.
La mia posizione dici? Ho 30 anni, un fidanzato da quasi 4, una casa con lui da 3.
Voglio un figlio senza subire la minima pressione sociale, perché ho più amiche single di quelle accasate, i miei genitori non mi hanno mai espresso il desiderio di “vedersi nonni”, il mio compagno mi dice che non c’è fretta.
E’ biologia, la mia.
Retaggio culturale invece, è andare a ballare fino alle 6 del mattino per sentirmi ancora giovane (non prendere alla lettera questa affermazione, perché è un pelo eccessiva, ma sono sicura che la capirai). Cultura è volermi far chiamare ancora ragazza, quando anagraficamente, fisicamente e mentalmente sono una donna.
Quindi il pendolo si muove tra quello che probabilmente vorrei e quello che ugualmente vorrei.
Perché la bilancia non si sposta mai in maniera definitiva da una parte e dall’altra. Quando eccedo in comportamenti materni mi viene voglia di ubriacarmi e quando passo troppo tempo a divertirmi sopraggiunge un velo di tristezza (cazzo fai la giovane? 🙂 ).
Ecco. Questo è il mio punto di vista, ovvero che non ho un punto di vista. Porto solo la testimonianza che ogni scelta è sacrosanta e che, a ragion del vero, non sia mai il momento giusto di fare un bambino.
Cioè, praticamente stai dichiarando al mondo che hai fatto un figlio solo a causa delle pressioni socio-culturali del tuo ambiente? Perché il cosiddetto “orologio biologico” non è nient’altro che questo. Di “biologico” in realtà c’è ben poco.
Perché Arianna bella, prima di commentare non leggi con attenzione? Perchèèèè?? 🙂
Non ho mai fatto figli. E nel post non c’è scritto.
E no, l’orologio biologico è biologico perché non dipende dalla società. Quelle si chiamano pressioni esterne e sono altra cosa.
L’orologio biologico arriva, perché “ricorda” a una donna che, appunto biologicamente, è pronta per un figlio. Se il tuo non si è ancora svegliato non puoi capire.
Ci rivediamo tra un po’.
Se hai più di 30 anni invece, considerati fortunata.
A dire il vero non ero propriamente retorica, dal tuo scritto non sono riuscita a capire bene la tua posizione in merito.
La mia età corrisponde proprio a quella in cui tu ritieni che inizi questo “risveglio”, quindi non dirmi che non posso capire. Anzi, capisco fin troppo bene e appunto per questo mi batto sempre affinché “orologio biologico” ed altre cose ritenute “naturali” vengano considerate come quello che in realtà sono, ovvero costruzioni culturali stabilite in un dato momento storico da una determinata società umana, e che molto spesso si rivelano soltanto delle schiavitù mentali.
Il discorso credo che sia molto ampio.
La mia posizione dici? Ho 30 anni, un fidanzato da quasi 4, una casa con lui da 3.
Voglio un figlio senza subire la minima pressione sociale, perché ho più amiche single di quelle accasate, i miei genitori non mi hanno mai espresso il desiderio di “vedersi nonni”, il mio compagno mi dice che non c’è fretta.
E’ biologia, la mia.
Retaggio culturale invece, è andare a ballare fino alle 6 del mattino per sentirmi ancora giovane (non prendere alla lettera questa affermazione, perché è un pelo eccessiva, ma sono sicura che la capirai). Cultura è volermi far chiamare ancora ragazza, quando anagraficamente, fisicamente e mentalmente sono una donna.
Quindi il pendolo si muove tra quello che probabilmente vorrei e quello che ugualmente vorrei.
Perché la bilancia non si sposta mai in maniera definitiva da una parte e dall’altra. Quando eccedo in comportamenti materni mi viene voglia di ubriacarmi e quando passo troppo tempo a divertirmi sopraggiunge un velo di tristezza (cazzo fai la giovane? 🙂 ).
Ecco. Questo è il mio punto di vista, ovvero che non ho un punto di vista. Porto solo la testimonianza che ogni scelta è sacrosanta e che, a ragion del vero, non sia mai il momento giusto di fare un bambino.
Il mio, di orologio, mi sa che si è fermato. Circa quindicianni fa. Tutti gli amici dell’adolescenza (e pure la maggior parte degli ex, se è per quello) che si sposano e sfornano pargoli. Io, che avevo pure un fidanzato che era riuscito a mettermi l’anello al dito, l’ho mollato due mesi fa, e al pensiero di fare un bambino mi si rizzano i peli sulle braccia. E mi chiedo se ci sia qualcosa che non vada.
Comunque mi fai schiantà!
Non c’è niente che non va.
Procreare non è obbligatorio, sposarsi nemmeno. Ognuno deve fare quello che si sente, con i tempi suoi. E se i tempi non arriveranno, pazienza.
Un bacio