L’aspetto positivo dell’essere stata per tanti anni single, oltre all’aver conosciuto meglio me stessa, il mio microcosmo, aver affinato la mia indipendenza, blablabla, è stata quella di aver frequentato una fauna maschile molto vasta.
I miei maschi medi preferiti, oltre a quelli sentimentalmente sterili che si sentono impauriti se chiedi loro una presenza superiore a un week-end, sono sempre stati i Desaparecidos.
Dicasi Desaparecidos gli uomini con cui vivi momenti piacevoli, caratterizzati da una certa sicurezza emotiva.
O meglio. Quelli che ti fanno credere di poterti cullare in una certa sicurezza emotiva.
Perché si preoccupano di te, dei tuoi bisogni, a letto ti fanno stare bene, sembrano anche ben propensi a qualcosa come Ti telefono lunedì. E anche quello dopo.
Si prodigano in complimenti e di quanto sia bello stare insieme. A volte azzardano anche frasoni del calibro di Come te nessuna mai, Era da tanto che non conoscevo una persona così.
La mia preferita è sempre stata È destino che ci trovassimo.

Ma vaffanculo.

Il problema è che tutta sta benevolenza ha una scadenza, che ovviamente non ci è data sapere.
E così, nell’attimo esatto in cui iniziamo a sognare casette in Canadà con tanti fiori di lillà, questi spariscono. Non per un paio d’ore, sennò mica ci angosceremmo tanto.
Spariscono proprio.
Tra un Ti scrivo domani e un Ti va un fine settimana a casa mia in montagna, questi stronzi maledetti fanno perdere le proprie tracce. BAM!. Ci lasciano là, appese per il cuore come donnette qualsiasi che si sono fatte una marea di illusioni. Come povere cretine che ci hanno creduto davvero.
Perché il problema sta in questo.
Il carico di speranza che ci infondono, è direttamente proporzionale a quanto ci rimaniamo di merda.
Il rischio principale che ha la frequentazione inconsapevole con questi individui, è l’insicurezza che ci lasciano una volta emigrati su altri lidi. Perché nel frattempo, ci saremo fatte trasportare da mille sogni d’amore che mai si realizzeranno. Loro, questi sogni, li hanno alimentati come una mamma rondine nutre i suoi uccellini. Con dedizione e pazienza.
E così se na vanno, scaricandoci inermi a bestemmiare e a pensare cosa esattamente abbiamo sbagliato.

Nulla amiche, nulla.

Perché lo fanno? Perché promettere mari e monti per poi volatilizzarsi più in fretta di un Abracadabra?
Cazzo vi costa dirci che siamo carine, ma non vi abbiamo fatto scattare l’ormone feroce?
Che la vostra ex sa cucinare meglio di noi?
Che vi siete divertiti ma la verità è che non vi piacciamo abbastanza?
Essere chiari non eviterebbe a entrambi un sacco di rotture di palle inutili?

Perché dovete essere così merdosi?

Tutta questa rabbia repressa ha un fondamento.
Quando ero milanese e universitaria, conobbi un ragazzo da sballo. Uno dal sorriso invitante e battuta prontissima. Mi vide e mi chiese di uscire sul tram numero 2, quello che collega la Stazione Centrale ai Navigli, dove vivevo.
Una cosa romantica, ca va sans dire.
Mi portò in un bellissimo ristorante un paio di sere dopo. Fu un appuntamento memorabile.
Non ci andai a letto subito, perché all’epoca seguivo la teoria che per accalappiare un uomo occorre tirarsela un minimo. Teoria che fallì miseramente, insieme a tutte le altre.
Comunque uscimmo per un mese circa, mi disse molto cose tenere, mi chiese l’esclusiva e io ero felice come una bambina che festeggia Natale a compleanno insieme. Poi una sera mi informò che partiva per un weekend tra maschi in montagna.
Ti chiamo domenica sera, si preoccupò di informarmi.
Sono passati 6 anni. Voi lo avete sentito? Io no.
Ho pensato che fosse morto e per circa due ore ho pianto per la sua prematura dipartita.
Ho creduto che fosse stato attaccato da un orso e che avesse perso la memoria.
Mi sono addirittura convinta che mi avesse bellamente presa per il culo, cosa che mi costò 5 chili e un umore demmerda per almeno una settimana.
Fatto sta che 6 anni dopo, ovvero domenica scorsa, ho ricevuto un suo SMS che testualmente, vi cito:
Ciao tesoro.
Hai visto che mi sono fatto sentire? È domenica! Come stai? Ti ho pensata tanto.

L’istinto primario è stato quello di prendere il telefono e mangiarmelo.
Poi ho realizzato che ho un contratto telefonico che mi invita a mantenere salvo il mio Iphone per altri 19 mesi.
Quindi ho sfogato la mia rabbia con il giardinaggio.
Ma entro breve gli risponderò.
O lo lascerò marcire nella mia memoria, quando lo vidi chiaramente nei boschi, con la giugulare squarciata da un ferocissimo orso, mentre, morente, invocava piangendo il mio nome.
Questo sì, che mi farà stare bene.

ciaoa31kx4