“Oh Mary ho conosciuto uno e prima che tu inizi a chiedermi chi è, cosa faccia, chi siano i suoi genitori, sappi che di lui non so nulla.”
“Tipo che l’hai visto al bar, ti sei innamorata e lui se n’è andato con una bionda?”
“Tipo che l’ho visto al bar, mi sono avvicinata e l’ho portata a casa”
“Sti cazzi amica, mi piaci lanciata”
“Sì ma c’è un problema”
“Gay? Sposato? Sadico?”
“Non esattamente. È andato tutto bene, tra un attimo ti fornisco i dettagli, però finito il sesso gli ho chiesto le coccole”
“Hai domandato a uno sconosciuto le coccole?”
“Macchè sconosciuto! Abbiamo scopato per due ore!”
“Come si chiama?”
“Max”
“E di cognome?”
“Non lo so”
“Ecco. È uno sconosciuto. Ti appoggio per il sesso occasionale, non tanto per la parte della fidanzata. Comunque. Lui cosa ha fatto?”
“Ha guardato l’orologio ed è uscito dal letto come se fosse stato attaccato da un plotone di api assassine. Non guardarmi così.”
Ognuno ha lo sguardo che si merita
“Ci scriverai un post sul blog vero?”
“Ovvio”.

Ci sono due momenti drammatici tra gli amanti che si conoscono da pochissimo.
Il post coito e il post post coito.
Ovvero quegli indimenticabili minuti che vanno dalla fine dell’amplesso a quando ci si alza dal letto e quelli che vanno da quando ci si alza dal letto, a quando si fa finta che ci si rivedrà.

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Quando ero una buona praticante del sesso occasionale, cercavo di evitarli entrambi. Il primo lo risolvevo chiudendomi in bagno e simulando una doccia, dando a lui il tempo di rivestirsi e dirigersi verso la porta, sul secondo sono sempre stata negata.
Perché nonostante la consapevolezza che fosse proprio na botta e via, senza poesia, senza amore, senza aspettative, qualche cosa me l’aspettavo sempre.
Un Ci sentiamo, magari.
Sì ok, probabilmente non avevamo i rispettivi numeri e nemmeno un contatto Facebook, ma un’allegra menzogna era sempre meglio di una triste consapevolezza.
Lo so amiche, se il numero non me l’aveva chiesto prima, c’erano poche possibilità che te lo chiedesse dopo avermi vista nuda. Mi ero consapevolmente tolta il mistero di dosso, insieme alle mutande e gli avevo reso facilissima la conquista, quindi c’erano oggettivamente zero chances che mi invitasse a cena. Chissenefrega, anche.

Ci sono però delle frasi che andrebbero evitate come la peste. Che siano dette o solo sentite.
Sono quelle menate per cui dovremmo cucirci la bocca o cucirla a lui.

1. Ti è piaciuto?
No mi ha fatto cagare, sei contento?
Che domanda è? L’accetto quando si commenta il tortino al cioccolato di Cracco quando i miei occhi trasudano libidine, o quando usciamo dalla proiezione di Jurassic Park. Ti piace il T-Rex? Mah, sono una fan dei velociraptor.
Ecco. Obbligarci a dire Sono una fan del sesso estremo e con te ho cominciato a pensare alla riunione di domani, non sta bene. Non costringeteci a mentire. Magari per la seconda volta in pochi minuti.

2. Mi fai le coccole?
E perché dovrei? Cioè mica mi arriva nel letto uno a caso e lo tratto come il mio amatissimo cane. Le coccole vanno conquistate. Sono come l’ultimo morso di torta che mi tengo per ultimo. Ma se la torta fa schifo, mica arrivo a finirla. La butto prima. E questo non ha niente a che vedere con la qualità della performance. Le coccole sono una cosa dolce e io riservo la parte dolce di me, a coloro per cui ne valga la pena.

3. Quanti uomini(o donne nel caso la facciate voi) hai avuto?
Che è un po’ come se fossi nuda e lui mi chiedesse quanto peso. Cioè, vuoi morire?
Innanzitutto non sono affari tuoi, poi se sono stata brava e ne ho avuti pochi, sono un dono di natura, se ne ho avuti tanti, ringarziali che a sta ora potevi essere triste, annoiato, tra le braccia di una che non sa la differenza tra missionario e pecorina. Cambiando l’ordine degli addenti il prodotto non cambia.

4. È la prima volte che…
Non importa che sia un È la prima volte che tradisco i miei valori cattolici e vada con uno dopo 5 minuti o È la prima volte che inauguro il tanga di pizzo. In alcuni casi si tratterà di giustificazioni che date a voi stesse (e a lui)per sentirvi meno sgualdrine (che poi il sesso occasionale non ha nulla a che vedere con l’essere sgualdrine), un po’ saranno meccanismi per farlo sentire importante. Gliela state calando, si sente già molto importante.

5. Le chiacchiere
Se avesse voluto conoscerci ci avrebbe portato a bere un caffè. Se avessimo voluto conoscerlo, gli avremmo proposto un caffè. Qui si tratta di carne, sudore, pelle e odore.
Le chiacchiere lasciamole fuori dalla porta.

Finiti i convenevoli, uno dei due si alza e se ne va.
Ma prima, c’è l’ultima frase. La frasona. L’uomo vorrebbe guardarci e dirci Grazie della tua patonza, noi ci aspettiamo sempre qualcosa di sensazionale.
E poichè nessuno dei due può dar voce ai suoi pensieri, eccole lì, le banalità.
Ci sentiamo, ti chiamo, chiamami, ci vediamo in giro (in giro??), grazie di tutto, bella casa e altre minchiate abnormi.
Allora sapete che c’è?
Che bisognerebbe guardarsi negli occhi, sorridersi, non dire nulla e prendere la via di casa.
Sarebbe più onesto e molto molto molto più bello.

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