Che tu ne faccia meraviglia o spettacolo banale
lacrime a rendere o scherzo di Carnevale,
neve ad agosto o macchina per sognare
musiche per i tuoi occhi o parole da conservare,
[…] come una medicina, un dolore da rinnovare,
un desiderio spietato che non puoi rifiutare.
Ed è così, che ti lasci guardare,
è così che ti piace, così che ti fai immaginare.
(F. De Gregori, L’amore comunque)

Salgo sul treno che mi riporta a casa, anche se una parte della mia casa l’ho lasciata lì, tra quel rumore e quelle macchine, quel rombo assordante di festa, di biglietti pagati, e di quelli regalati.
Mi guardo intorno.
Vicino a me c’è una ragazza bellissima che sta guardando fuori dal finestrino.
Uno chignon le fissa i capelli. Noto che i capelli degli altri sono sempre perfetti, disciplinati, ordinati. Con i miei devo patteggiare ogni mattina. Forse i capelli prendono l’anima della persona che li indossa. Indossare. Non riesco a trovare un accessorio che si indossi meglio dei propri capelli.
Sulla banchina immobile, con le braccia conserte, la sta guardando un ragazzo. Ha i ricci neri e uno sguardo fiero.
Lei guarda lui. Vetro del finestrino. Lui guarda lei.
La scena riempe l’aria in un modo talmente commovente da indurmi a scattare una foto.
Lei guarda lui. Vetro del finestrino. Lui guarda lei.
Sono immobili.
Fino a che uno dei due non inizia a scrivere all’altro dei messaggi.
Lei guarda lui. Vetro. Lui guarda lei. Scrive. Lei guarda il telefono. Scrive. Lui guarda il telefono. Scrive. E si ricomincia.

Penso di pubblicare la foto su qualche canale Social, perchè l’amore per me è esattamente questo.
Una serie di sguardi, e la voglia di comunicare che riesce a trovare qualsiasi strada.
E’ un ammirarsi impotenti.
E’ una parola sussurrata e mai udita.
E’ una mano sul cuore.
Il treno parte.
Lei si appoggia le dita sulle labbra come per mandargli un bacio.
Poi si infila gli occhiali da sole. Forse piange. Forse rimette le sue maschere al proprio posto.
Sto per condividere quel loro momento assolutamente intimo con il mondo.
Poi mi fermo.

Non penso alla violenza nel trovare una propria foto sulla rete, né allo smarrimento di quando si scopre di essere stati osservati.
Penso solo che magari non è come sembra.
Che forse, nella città eterna, quei due si siano amati solo per un weekend.
Penso a un sacco di cose.
Penso che potrei rovinare una storia ufficiale. Penso ad un uomo che ritrova su Facebook la foto della sua donna mentre guarda con aria sognante uno sconosciuto sui binari di una città nella quale non avrebbe dovuto essere.
Penso che l’amore sia cosa privata, e l’esibizione in un luogo pubblico, per quanto celata, non giustifichi un’esposizione mediatica senza richiesta.
Penso tanto che alla fine giungo ad una conclusione.
Io, a quella sconosciuta, ho rubato l’amore.
Le ho rubato la magia di un momento con pensieri di infedeltà e con macchinosi risvolti degni del peggior filmetto di terza categoria.
Le ho rubato la favola con congetture di galeotti weekend.
I suoi sguardi sono diventati nascosti, infidi, traditori.
Le sue mani mandano baci che sanno di Non scrivermi tu, ti scrivo io e poi cancello.
Le sue promesse sono piene di dubbi.
Scusami bellissima sconosciuta.
Perdona la mia pochezza, il mio cinismo, il mio descriverti come reticente, il voler trovare schifo ovunque , solo perchè lo schifo l’ho assaggiato, l’ho assaporato, l’ho masticato.

E nonostante io ora abbia l’amore, faccio ancora fatica a riconoscerlo.
Il treno rallenta. Vedo che lei scende alla mia stessa fermata.
Le cammino un po’ dietro perchè le valige mi pesano e io sono stanca.
Poi la guardo. Vedo che inizia a correre.
Ed è un attimo.
Si getta tra le braccia di un ragazzo alto.
Parte un bacio lunghissimo.
Inchiodo.
Sbarro gli occhi.
Per un attimo fingo a me stessa una reazione spropositata. Il mio ego vorrebbe gridare allo scandalo.
E poi fanculo, sorrido.
Perchè alla fine non c’è nessuna vittoria nella mia predizione.
Perchè alla fine non c’è scandalo, ma amore.
Amore moltiplicato e non diviso.
Sorrido perchè alla fine chissenefrega. Ma soprattutto.
Beata lei che ha 4 occhi che la guardano così.

Quella foto che ritrae i due giovani che si guardano dal vetro di un treno, è ancora nel mio telefono.
Non la cancellerò. Non le farò perdere significato. Non ci leggerò l’imminente rovina che colpisce gli amanti, i fedifraghi, i dispersi, coloro che attendono un treno che sta per arrivare.
No.
La terrò, perché mi ricorderà che l’amore riempie l’aria. Tutto il resto non importa.