“Vorrei tantissimo un figlio, MaryG”
“Perché non lo fate?”
Non è il momento giusto
“Cosa c’è che non va?”
“Un sacco di cose. I soldi. Il lavoro, per dirne giusto un paio. Il mio fidanzato ha una situazione abbastanza stabile, io no”
“Tra un anno andrà meglio?”
“No”
“Ecco appunto”
“Mi hanno assunta da poco. Assunta poi è un parolone. Mi hanno fatto un contratto-merda di 6 mesi, rinnovabile. Mica si fanno i figli con delle premesse così”
“…”
“Ti vedo perplessa”
“Sono molto perplessa”
“Dai dimmi”
“Abbiamo fatto l’università. Era il momento giusto per fare un figlio? Tra feste, coinquiline, soldi contati?”
“No”
“Poi ci siamo arrangiate come stagiste in diverse aziende/agenzie in cui molto spesso non ci davano un euro e facevamo fotocopie. Era il momento giusto per fare un figlio?”
“No, ovviamente”
“No infatti. Dovevamo pensare alla carriera. Io ad esempio ero anche single”
“Quindi?”
“Quindi arriviamo ai 28/30 anni circa. Troviamo qualcuno che decide che forse sappiamo fare qualcosa e ci fa firmare un indecente contratto a progetto, o determinato, o il cristoddio. Si può fare un figlio così?”
“No”
“No. Allora ci impegniamo, sudiamo, dimostriamo. Passiamo metà della nostra vita a dimostrare di non essere delle dementi e finalmente ci arriva un pezzo di carta che tecnicamente lo certifica. Sto benedetto indeterminato. Brindiamo con le amiche e ci sentiamo grandi. È il momento di fare un figlio?”
“Sì”
“E invece no. Veramente faresti un figlio appena assunta? Con le colleghe che ti guardano come a dire Ecco, aspettava solo questo per poi prendersi la maternità e non fare un cazzo.
Parti male in partenza. In più, secondo la comune etica, se ti assumono significa che stanno investendo su di te. È il momento di essere produttiva, di dare un senso ai soldi (sempre pochi) che ti danno ogni mese. Ti rifaccio la domanda. Appena inizi a fare carriera, lo faresti un figlio?”
“No”
“No appunto. Anche perché se pensiamo che assunzione significhi sicurezza, siamo folli. Magari ci svegliamo domani e siamo in mezzo a una strada. Passano gli anni. Diciamo che sei brava. Arrivi ai 40. All’apice del successo. Lo faresti tu un figlio quando finalmente hai più soldi in tasca, ma anche molte più responsabilità, quando magari sei a un passo per diventare socia dell’azienda che tanto ha puntato su di te? Sai che significa fare una pausa di 6 mesi e rientrare nel mondo del lavoro? Specie se è un lavoro competitivo pieno di squali che sognano di prendere il tuo posto? Lo faresti un figlio in un momento simile?”
“No”
“No. Ed arrivano i 50. Ora, non me ne voglia la Nannini, ma a parer mio fare il primo figlio a 50 anni è irresponsabile. Non tanto per te, che sei bella e felice, seconda giovinezza dicono, blablabla, quanto per lui che a 20 anni avrà una mamma vecchia, non esisteranno fratelli con cui condividerne il peso, fisicamente non sei una ragazzina, quindi fai più fatica, le notti insonni sono un massacro, la testa c’è ovviamente, ma non ha l’elasticità dei 30 anni. Mi segui?”
“Sì”
Tu faresti il primo figlio a 50 anni?”
“No”
“No. Tutto ciò dando per scontato che vivi in una casa che non sia un monolocale, che tu abbia un compagno che desideri vivere questo sogno con te e che il tuo apparato riproduttivo risponda entusiasta”
“Quindi nessuno farà più figli e ci estingueremo”
“No. Semplicemente non esiste un momento nella vita di una donna che sia perfetto per diventare madre”
“E quindi?”
“E quindi fallo. Ci sono scelte che impongono coraggio. E questa è la più coraggiosa di tutte. Poi se iniziamo a guardare il mondo esterno è un disastro. Tra riscaldamento globale, i Maya che gufano, la sovrappopolazione, la mancanza di risorse primarie, l’Isis, sarebbe meglio non farlo mai”
“Mi hai convinto. Non lo faccio”
“Fallo invece. Io te lo tengo il martedì sera”
“E tu?”
“Io ho due cani”
“Ma, mi hai appena detto…”
“Se lo fai tu, lo faccio anch’io”
“Non scrivere anche questa conversazione nel tuo blog”
“Occhei”.

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