Nasci.
Cresci un pochino.
Cartoni d’amore.
Storie d’amore.
Romanzi d’amore.
Film d’amore.
Esci con uno. Uno schifo.
Esci con un altro. Tragggedia.
Resti single. Viva l’indipendenza.
Invecchi.
Non ti caga nessuno.
Muori.

La donna moderna ha fin dall’infanzia una serie di stimoli che la porteranno a volere spasmodicamente una famiglia e un uomo da accudire.
Barbie senza Ken non è completa. Via alla Nouvelle Cousine a Natale, la Baby Mia al compleanno e storie strappalacrime che terminano tutte con un bel Happy Ending, durante tutti gli anni che vanno dalla culla alla pubertà, quando Aladdin (povero, cattivo ragazzo, con l’addominale in bella vista), verrà sostituito da romanzetti Harmony, che replicheranno esattamente i cartoni preferiti, con un pizzico di cunnilingus in aggiunta e tanto, tanto phatos.
Poi succede.
E ci risvegliamo a 25 anni che capiamo che qualcosa deve esserci sfuggito. Abitiamo da sole, gestiamo una casa, appendiamo i quadri senza creare mondi paralleli dall’altra parte della parete.
Siamo leggere, ma non superficiali.
Siamo quelle che guardano Sex and the City e amano Samantha Jones.
Siamo quelle che l’Enel ce lo paghiamo da sole, mica 50 e 50.
Siamo quelle che tra Soldato Jane e quella squinzia di Colazione da Tiffany, tutta la vita la cazzuta pelata.
Siamo quelle con la valigia sempre pronta e il cuore in subbuglio.
Siamo quelle che se attuassero tutto quello che hanno in mente, sarebbero più pericolose di Dexter. Siamo quelle che si commuovono quando conoscono maschi carini ed eterosessuali. 
Siamo quelle del bucato solitario al sabato, e se la lavatrice si rompe c’è dio Google ad aiutarci. Siamo quelle che il “per sempre” non se la sentono di prometterlo neanche a Fastweb, figuriamoci ad un uomo.
Siamo quelle del: Si, tu vai dove ti porta il cuore. Io ti aspetto davanti a un Martini.
Siamo quelle a cui la notte non porta consiglio. Ci ricarica solo il cellulare (cit.).
Siamo quelle che limonano tranquillamente con chi è vestito meglio di noi.
Siamo quelle che le amiche sono un pezzo di cuore.
Siamo quelle che tra un maschio noioso e una colonscopia, votano per la colonscopia.
Siamo quelle dell’ Andrà tutto bene.
Siamo quelle che davanti ad un’invasione di zombie, imbracciano in fucile e sopravvivono. Perché siamo fottutamente indipendenti. Scegliamo l’università che più ci ispira, viaggiamo da sole, decidiamo quanti uomini provare in un mese, e ci sentiamo le padrone del mondo.
Siamo quelle che i nostri spazi sono sacri.
Siamo quelle che non cucinano per un uomo, al massimo un uomo può cucinare per noi.
Siamo orgogliose di noi stesse, perché ci dissero che avremo potuto essere chi volevamo. E noi abbiamo scelto di prendere in mano la nostra vita e fare quello che più ci aggrada.
E sullo slogan de Il corpo è mio e faccio quello che voglio, abbiamo acquisito anche una svariata propensione al sesso promiscuo e all’indipendenza sentimentale.
Ci rattristano in maniera vergognosa quelle femmine medie che piuttosto che sole meglio fidanzate, o quelle che quando hanno 5 minuti di noia, sbavano come Terranova all’idea di trovarsi un partner.
Noi no.
Noi ce lo scegliamo come e quando vogliamo. E se ci piace tanto tanto bene, sennò affanculo.
La relazione più importante la creiamo con il nostro amico Vibro e abbiamo la consapevolezza che nessuno ci amerà mai come il nostro cane.
Tutto bene quindi.
‘Nsomma.

Gli anni passano, e al quarto Natale di fila che ci auto regaliamo un lupetto color ocra, capiamo che qualcosa è andato storto. Che al sedicesimo party a cui andiamo da sole, più che indipendenti passiamo per ubriacone che non vogliono rinunciare al free drink.
Le amiche si accasano.
Ma noi siamo ferree. Se non ci innamoriamo, nessun pisello potrà varcare la soglia di casa nostra per più di due notti di fila. Una fermezza che manco un generale delle SS.
Poi una domanda inizia a pesarci in maniera terribile: Siamo indipendenti o siamo sole?
Quanto ci manca perché il nostro cuore si inaridisca completamente?
Da indipendente e figa a puzzona e gattara, quanto ci vuole?
Ogni tanto prima di dormire pensiamo che forse non era esattamente questo, quello che ci auguravamo per noi, da bambine, e che forse la felicità consiste nel sapere con chi invecchiare.
Ci ritroviamo a fumare una sigaretta contro vento e capiamo che due boccate sono effettivamente troppo poche per essere soddisfacenti. Che i piaceri dovrebbero avere un equilibrio.
E allora a questi maschi strani, decidiamo di dare una chance.
Rimaniamo indipendenti e cazzute.
Il giardino ce lo puliamo da sole e la casa ce la arrediamo come piace a noi.
Ma magari, tra una riunione, la spesa, le amiche e la Zumba, ci possiamo dare la possibilità di avere qualcuno che capisca come siamo, che non sia terrorizzato da noi spadaccine moderne, taglienti e terribilmente sarcastiche.
Qualcuno che ci lasci fare la valigia quando vogliamo andarcene, e che ci aspetti a casa quando torniamo. 
Perché poi, siamo quelle che spesso tornano.

Vorrei vedere donne indipendenti, non succubi dell’uomo a cui immolano la propria dignità, femmine dai cuori di ghiaccio fuso, compagne e amiche dell’uomo, libere e sincere. Vere. -Charles Bukowski-